"Ero innamorata dell'amore, e ho fatto di tutto per sapere che cosa sia,ma a quanto pare la natura mi ha negato un cuore capace di amare, di soffrire pene d'amore. Più in là di un basso piacere io non posso andare..." (Stendhal, "La certosa di Parma")

martedì 19 luglio 2011

Gita al faro, Virginia Woolf

"Esaminiamo per un momento una mente comune in un giorno comune. Essa riceve una miriade di impressioni- banali, fantastiche, evanescenti o scolpite da una punta d'acciaio- che le provengono da tutte le parti. E' come una pioggia incessante di atomi... Registriamo gli atomi così come essi cadono sulla mente e nell'ordine in cui cadono, tracciamo il disegno, per quanto sconnesso o incoerente sia all'apparenza, che ogni immagine o incidente incide sulla coscienza"... 
... "Se lo scrittore potesse basare il suo lavoro sui suoi sentimenti e non sulle convenzioni, non ci sarebbero più trame nè commedie, nè tragedie, nè storie d'amore, nè catastrofi, alla maniera precostituita. La vita non è una serie di lampioni piantati in forma simmetrica, è un alone luminoso semitrasparente che avvolge la nostra coscienza dall'inizio alla fine. E non è forse compito del romanziere saper rendere questa qualità fluttuante, inconoscibile, inafferrabile, con il minimo intervento di ciò che è sempre esterno ed estraneo?" 
Così espresse la sua visione della vita Virginia Woolf, in un articolo da lei scritto nel '19, "Modern Fiction". In "Gita al faro" tutto ruota intorno alla signora Ramsay, la cui presenza si avverte anche durante la sua assenza. Come si può non rimanere abbagliati alla vista del mare sotto il raggio ora breve ora lungo del Faro? E' quasi inevitabile sentirsi come il piccolo James: desiderare strenuamente di raggiungere quel Faro che, da lontano, sembra quasi un miraggio.

Nessun commento:

Posta un commento

Post più popolari