"Ero innamorata dell'amore, e ho fatto di tutto per sapere che cosa sia,ma a quanto pare la natura mi ha negato un cuore capace di amare, di soffrire pene d'amore. Più in là di un basso piacere io non posso andare..." (Stendhal, "La certosa di Parma")

lunedì 11 novembre 2013

Fare la crocerossina: è davvero un bene?





"Una crocerossina è una donna che crede che potrà sentirsi bene solo quando avrà salvato il mondo (ergo non si sente mai davvero bene o in pace perchè c’è sempre qualcuno da salvare). E’ una donna che tende a diventare iper-protagonista della vita degli altri, trascurando la propria e che altresì tende a sostituirsi agli altri nelle sfide che stanno vivendo. E’ una donna che tende a prendere tutto sul personale e che si fa coinvolgere così tanto nei “drammi” degli altri che perde di vista il quadro generale, soffre da matti e diventa poco lucida nell’affrontare gli effettivi problemi. E’ una donna che a volte si lamenta che gli altri non si rendono conto di quanto lei faccia per loro e che quindi si trova a covare rabbia e rancore perchè si sente oberata dai troppi impegni/problemi degli altri. E’ una donna che fa fatica a dire di no e che per questo a volte perde il contatto con se stessa. E’ una donna che si affatica ma continua anche oltre la soglia della stanchezza, credendo che il suo martirio, potrà portare del bene nella vita di chi ama."


All'incirca due settimane fa, per caso, ho trovato, girando per il sito Donna Moderna il blog di Chiara Grandin, life coach, ideatrice del metodo Inspiration. Mi sono balzati agli occhi questi due articoli, tra loro collegati, il primo che "iniziava" a quanto fosse negativo fare la crocerossina, il secondo, invece, spiegava e ribadiva meglio i concetti espressi nel primo a seguito di commenti che hanno fatto capire all'autrice di non aver afferrato quanto volesse dire.

Mi sono posta molte domande in merito, con mente e cuore aperto mi sono saltate subito agli occhi le parole che vi ho messo su in evidenza, ho pensato a quanto questo mio modo di fare mi facesse male e mi sono convinta del fatto che Chiara avesse totalmente ragione, che fosse l'ora della svolta.
Ho pubblicato su Facebook questo commento e mi sono ritrovata a dover dare spiegazioni proprio alla persona per la quale faccio la crocerossina, che ben consapevole della cosa ha aggirato il problema dicendo che secondo lui è giusto che si abbia questo atteggiamento perchè aiuta il prossimo a superare gli ostacoli e che è dimostrazione di amicizia. Direi che è superfluo dire che aveva capito ben poco o, ancora peggio, aveva fatto finta di non capire tenendo più al bene proprio.
Io continuo a pensare che Chiara ha ragione, tuttavia tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, e non posso nascondere che ho parecchie difficoltà a dismettere la mia uniforme e a pensare un po' non solo al mio bene (che ogni tanto ci vorrebbe pure), ma anche a quello degli altri in maniera diversa, meno diretta ma forse più utile.

Voi che ne pensate? 

Claudia


4 commenti:

  1. Ciao Claudia! Rieccoti! Ormai ci hai abituati così e ogni volta che "scompari" sappiamo che, prima o poi, tornerai! Anch'io mi sento un po' crocerossina delle volte e vorrei tanto, ma proprio tanto, essere più egoista e anche più menefreghista, ma gira gira non ci riesco davvero.
    Penso che aiutare gli altri sia bello, l'importante è che non sia un aiuto a senso unico e che non faccia passare troppo da scemi.
    Sto guardando Grey's Anatomy in questo ultimo periodo, sono arrivata a metà della sesta serie, tu l'avrai visto senz'altro...come quale medico ti devo immaginare? ;)

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  2. Argomento complesso e articolato quello che proponi.
    Mi hai fatto ricordare anche un libro che ho letto una decina di anni fa. Il libro era "Donne che amano troppo" (un libro che poi è diventato abbastanza famoso).

    In sostanza pare che molte donne sviluppino una sindrome di "altruismo assoluto ed eccessivo" che le porta a strafare e a sentirsi realizzate solo dentro un rapporto in cui lei si addossa il peso di farsi carico di tutti i problemi. Una dedizione assoluta che anche se parte da un atteggiamento costruttivo rischia spesso di dare origine a rapporti squilibrati e perfino paranoici.
    Nel senso che ogni donna che ha questa tendenza poi tende a cercare un uomo che esalti queste sue caratteristiche di generosità assoluta. Cosa voglio dire? Che una donna con queste caratteristiche incontra spesso un uomo che ci si adagia perfettamente dentro una situazione del genere e tende a scavarsi un ruolo di "parassita" che gode delle attenzioni della partner e tende a farsi sempre meno parte attiva all'interno del rapporto. Da un lato questo gratifica la donna in questi suoi slanci per salvare il mondo e la coppia, ma dall'altro, a lungo andare, la porta a tensioni eccessive e a una sorta di gara con le proprie aspettative, perdendo di vista l'equilibrio di un rapporto di coppia. Io me la spiego così la "sindrome della crocerossina".
    Il problema è che da un certo punto in poi, più fai, e più quello che fai ti si ritorce contro perchè stimola la passività del partner maschile [ che in un contesto del genere ci sguazza...hai voglia quanto è comodo ritagliarsi il ruolo del sultano servito e riverito dalla propria compagna!] ;-)

    Io credo che solo dall'emergere di una forte consapevolezza sul proprio atteggiamento possa nascere poi la coscienza che così facendo si alimnenta un rapporto di tipo molto infantile, con la donna nel ruolo di "madre" tuttofare e l'uomo che si adagia nella comoda posizione di chi deve soltanto "ricevere".

    Aiutare e andare verso gli altri è senz'altro positivo ma si deve accompagnare ad una forte consapevolezza che ogni nostra azione scatena poi reazioni complementari. Per questo è bene sempre interrogarsi e pensare:"ma faccio bene a ostinarmi in questa mia tendenza" Insomma il principio di realtà deve rimanere la nostra stella polare. Altrimenti rischiamo di dare vita a rapporti, in qualche misura, "patologici".

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