"Una crocerossina è una donna che crede che potrà sentirsi bene solo quando avrà salvato il mondo (ergo non si sente mai davvero bene o in pace perchè c’è sempre qualcuno da salvare). E’ una donna che tende a diventare iper-protagonista della vita degli altri, trascurando la propria e che altresì tende a sostituirsi agli altri nelle sfide che stanno vivendo. E’ una donna che tende a prendere tutto sul personale e che si fa coinvolgere così tanto nei “drammi” degli altri che perde di vista il quadro generale, soffre da matti e diventa poco lucida nell’affrontare gli effettivi problemi. E’ una donna che a volte si lamenta che gli altri non si rendono conto di quanto lei faccia per loro e che quindi si trova a covare rabbia e rancore perchè si sente oberata dai troppi impegni/problemi degli altri. E’ una donna che fa fatica a dire di no e che per questo a volte perde il contatto con se stessa. E’ una donna che si affatica ma continua anche oltre la soglia della stanchezza, credendo che il suo martirio, potrà portare del bene nella vita di chi ama."
All'incirca due settimane fa, per caso, ho trovato, girando per il sito Donna Moderna il blog di Chiara Grandin, life coach, ideatrice del metodo Inspiration. Mi sono balzati agli occhi questi due articoli, tra loro collegati, il primo che "iniziava" a quanto fosse negativo fare la crocerossina, il secondo, invece, spiegava e ribadiva meglio i concetti espressi nel primo a seguito di commenti che hanno fatto capire all'autrice di non aver afferrato quanto volesse dire.
Mi sono posta molte domande in merito, con mente e cuore aperto mi sono saltate subito agli occhi le parole che vi ho messo su in evidenza, ho pensato a quanto questo mio modo di fare mi facesse male e mi sono convinta del fatto che Chiara avesse totalmente ragione, che fosse l'ora della svolta.
Ho pubblicato su Facebook questo commento e mi sono ritrovata a dover dare spiegazioni proprio alla persona per la quale faccio la crocerossina, che ben consapevole della cosa ha aggirato il problema dicendo che secondo lui è giusto che si abbia questo atteggiamento perchè aiuta il prossimo a superare gli ostacoli e che è dimostrazione di amicizia. Direi che è superfluo dire che aveva capito ben poco o, ancora peggio, aveva fatto finta di non capire tenendo più al bene proprio.
Io continuo a pensare che Chiara ha ragione, tuttavia tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, e non posso nascondere che ho parecchie difficoltà a dismettere la mia uniforme e a pensare un po' non solo al mio bene (che ogni tanto ci vorrebbe pure), ma anche a quello degli altri in maniera diversa, meno diretta ma forse più utile.
Voi che ne pensate?
Claudia